INTRODUZIONE
La
dieta non è solo un regime alimentare rivolto a determinati scopi
terapeutici ma è soprattutto un insieme di comportamenti alimentari
corretti, che tenga conto dei bisogni nutrizionali dell'organismo. In questo
senso la dieta rappresenta un importante fattore di prevenzione di alcune
malattie. Una alimentazione equilibrata è determinante nel favorire
l'accrescimento e lo sviluppo fisico e psichico
dell'organismo.
Ogni individuo presenta differenti
necessità nutrizionali, in funzione delle varie esigenze fisiologiche
legate all'età, all'attività lavorativa e alla quantità di
movimento fisico svolto quotidianamente.
Una dieta
corretta deve comprendere tutti i principi nutritivi presenti nei cibi
(proteine, carboidrati, grassi, sali minerali, acqua) in giuste
proporzioni.
I bisogni nutrizionali dell'organismo
vengono fissati in una quota giornaliera di calorie che risulta dall'insieme di
diversi fattori: metabolismo basale, esigenze caloriche derivanti dalle
attività lavorative ed extralavorative, esigenze caloriche fisiologiche
(crescita, gravidanza, stati di malattia e
altre).
La F.A.O. (Food and Agriculture
Organization) incaricò, alla fine degli anni '50, una commissione di
medici e dietologi di stabilire un metodo attendibile per determinare il bisogno
calorico approssimativo di una persona in diverse condizioni fisiche,
ambientali, di lavoro. La Commissione decise di elaborare dapprima dati che
riguardassero «l'uomo tipo» e la «donna tipo», per avere una
base di partenza dalla quale ricavare i valori riguardanti individui in
condizioni diverse.
L'UOMO TIPO
L'uomo tipo è definito
come un soggetto sano, di età compresa fra i 20 e i 39 anni, che svolge
una attività lavorativa abbastanza intensa, del peso di circa 65 kg, che
vive in un Paese a clima temperato (temperatura media annua: +10ºC); lavora
8 ore al giorno in un'industria; guida l'automobile, svolge 4 ore al giorno di
attività sedentaria (lettura, scrittura, TV), trascorre 2 ore al giorno
all'aperto e dorme 8 ore per notte. Il fabbisogno calorico di questo modello
umano è stabilito in 3.200 Cal al giorno; con tale razione (nella quale i
vari componenti alimentari devono essere giustamente equilibrati) egli non perde
né acquista peso.
LA DONNA TIPO
Gli stessi criteri sono stati
adottati per definire la donna tipo: è un individuo sano fra i 20 e i 39
anni, del peso di 55 kg, che vive in un ambiente simile a quello dell'uomo tipo
e svolge un lavoro in una industria leggera o una attività domestica che
comprende anche la cura di un bambino. Trascorre circa un'ora al giorno
all'aperto, durante la quale cammina a passo moderato. La donna tipo così
definita ha bisogno di 2300 Cal al giorno per non perdere né acquistare
peso.
A partire da questi dati di riferimento sono
stati poi eseguiti i calcoli necessari per adeguare la razione calorica alla
realtà di ogni singola persona.
La prima
modifica da apportare a questi valori è in relazione al tipo di
attività fisica effettivamente svolta, suddivisa in 4 categorie (leggera,
media, pesante, molto pesante). Per le quattro categorie il bisogno calorico per
chilo di peso nelle 24 ore è stato calcolato rispettivamente in 42, 46,
54 e 62 Cal per l'uomo e 36, 40, 46 e 55 per la donna. In tal modo, una donna di
55 kg che svolge una attività pesante necessiterà di circa 2500
Cal al giorno; un uomo di 65 kg che svolge una attività leggera, di circa
2700.
La gravidanza richiede un aumento
dell'apporto calorico che, nel secondo e terzo trimestre, è di circa 200
Cal al giorno.
L'allattamento richiede un notevole
dispendio energetico, stimato, in condizioni medie, pari a circa 1000 Cal al
giorno.
La temperatura ambientale influenza i
bisogni calorici dell'individuo in ragione del 5% per ogni 10 gradi di
differenza delle condizioni definite normali che si riscontrano in Paesi a clima
temperato (in più, se la temperatura è inferiore; in meno se
è superiore).
L'altezza e il peso teorico
dell'individuo sono entrambi fattori che condizionano il fabbisogno di
calorie.
L'età è l'ultimo fattore
importante nella determinazione reale del bisogno energetico; il bambino e
l'adolescente necessitano per la crescita di apporti calorici per kg di peso
significativamente maggiori rispetto all'adulto.
IL FABBISOGNO DI PROTEINE
È necessario distinguere fra
il bisogno minimo di proteine (quantità di protidi necessaria a
compensare le perdite giornaliere) e il bisogno ottimale (quantità di
protidi ideale nella dieta). Il metodo più valido per stabilire il
bisogno proteico minimo consiste nel quantificare il bisogno di ogni aminoacido
essenziale e determinare poi la quantità di aminoacidi essenziali
presenti nei singoli alimenti
proteici.
Poiché il contenuto di aminoacidi
essenziali è molto diverso da proteina a proteina, per i calcoli ci si
rifà alla cosiddetta «proteina di riferimento», che è di
alto valore biologico e facilmente utilizzabile dall'organismo; la proteina di
riferimento largamente impiegata è quella dell'uovo
intero.
Sono state compilate delle tavole che
permettono di calcolare il bisogno di proteine nelle varie età della
vita. Un bambino di 1-3 anni, ad esempio, necessita quotidianamente di circa
0,88 grammi per kg di peso di proteina di riferimento al giorno; un adulto di
0,59 g/kg al giorno. L'adulto medio del peso di 70 kg necessita quindi ogni
giorno di circa 42 grammi di proteine.
IL FABBISOGNO DI GLUCIDI
La quantità
corrispondente al bisogno giornaliero di glucidi, o carboidrati, non è
stata valutata con precisione. Si tratta in realtà del fattore meno
critico fra quelli che compongono la dieta, poiché la funzione dei
glucidi all'interno dell'organismo è essenzialmente energetica (essi, al
contrario delle proteine, non vengono utilizzati per la «costruzione dei
tessuti»).
Si ritiene in ogni caso che i
glucidi debbano rappresentare circa il 55-60% delle calorie totali della dieta.
Scendere al di sotto di questo limite significa con ogni probabilità
alterare il rapporto fra le calorie fornite dai glucidi e le calorie derivanti
dall'assunzione di lipidi (grassi); il superamento del limite provoca di solito
uno squilibrio complessivo fra i tre principi alimentari fondamentali (oltre che
l'assunzione di una dieta ipercalorica).
I glucidi
sono presenti nei farinacei (pane, pasta) o nei vegetali (riso, legumi). Bisogna
inoltre considerare la quota di glucidi introdotta con i
dolcificanti.
L’importanza dei glucidi e dei lipidi nell’alimentazione
IL FABBISOGNO DI LIPIDI
La quantità di lipidi
introdotta ogni giorno con la dieta deve prima di tutto coprire le esigenze di
acidi grassi essenziali dell'organismo; questa necessità può
essere soddisfatta da circa 20 g di burro, o 10 g di olio o di
strutto.
Una volta coperto questo bisogno minimo
lipidico, è opportuno che circa il 25-30% delle calorie totali della
dieta sia fornito da grassi.
Un aspetto importante
della dieta è il rapporto fra le calorie fornite sotto forma glucidica e
quelle derivanti dall'apporto di lipidi.
Il
rapporto ottimale fra le calorie glucidiche e quelle lipidiche è 1,86;
della somma totale delle calorie introdotte (detratta la quota proteica che non
è compresa nel bilancio) il 65% deve essere glucidico e il 35% lipidico.
Tale rapporto assicura la migliore utilizzazione di entrambi i principi
alimentari.
L'ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO
Una dieta corretta ed
equilibrata, durante i primi anni di vita ha un ruolo fondamentale nello
sviluppo sano e armonioso dell'organismo umano. Il bambino in crescita necessita
di un apporto energetico, plastico, vitaminico e minerale che sotto diversi
aspetti differisce da quello necessario a un adulto. Lo studio
dell'alimentazione infantile e l'elaborazione di diete adatte al bambino sono
quindi una branca specialistica della scienza della
nutrizione.
Se un bambino viene nutrito durante i
primi anni di vita con una dieta inadeguata si possono verificare diversi
inconvenienti, talora gravi: si può manifestare una malattia specifica di
carenza di un principio alimentare essenziale. Un esempio di questa situazione
è il rachitismo, una malattia infantile dovuta alla carenza di vitamina D
caratterizzata da gravi disturbi all'ossificazione e quindi da deformazioni
ossee; le modificazioni scheletriche possono essere abbastanza gravi da non
risultare più curabili in un secondo tempo e possono dare luogo a una
infermità permanente. La dieta scorretta può impedire lo sviluppo
armonico (fisico e mentale) del bambino.
Il regime
alimentare dell'infanzia deve quindi essere in grado non solo di fornire
principi alimentari (energetici e plastici) in quantità adeguate a
garantire una crescita normale, ma anche di evitare (per quanto possibile) lo
sviluppo di malattie collegate direttamente o indirettamente con lo stato di
nutrizione, e di contribuire alla costituzione di una riserva energetica
necessaria alla crescita.
Il bambino ha bisogno di
una quota giornaliera di calorie maggiore rispetto a un adulto. Infatti i
tessuti del bambino non devono solo assolvere ai normali compiti metabolici, ma
devono anche «crescere», aumentare cioè di peso. Al consumo
metabolico normale si associa quindi un consumo di energia per la sintesi di
nuova materia vivente. Inoltre il metabolismo basale del bambino è
più elevato di quello dell'adulto. Nel bambino il fabbisogno calorico
raggiunge la punta massima durante il primo anno di vita per diminuire poi
gradualmente negli anni successivi (tale andamento è proporzionale al
ritmo di crescita, che è massimo nel primo anno e rallenta
successivamente). Durante i primi due mesi di vita, il bambino necessita di
circa 120 Cal per chilogrammo al giorno; tale fabbisogno si riduce gradualmente
in seguito fino ad arrivare ai valori di 100-105 Cal per chilo al giorno alla
fine del primo anno. Proseguendo la crescita, la razione calorica aumenta a
causa dell'aumento di peso, pur diminuendo in termini relativi: 1300 Cal al
giorno fino a 3 anni, 1700 fino a 6, 2400 fino a 10 anni.
FABBISOGNO DI PROTEINE
Il contenuto di proteine della
dieta è un fattore particolarmente importante per lo sviluppo del
bambino, che necessita, appunto, di un forte apporto di alimenti plastici
destinati a fornire il «materiale da costruzione» per l'organismo in
crescita.
FABBISOGNO DI CARBOIDRATI
Nel bambino come nell'adulto
gli idrati di carbonio rappresentano la fonte energetica fondamentale.
Nell'alimentazione naturale al seno materno i carboidrati sono costituiti quasi
totalmente da galattosio, uno zucchero molto digeribile e particolarmente adatto
all'accrescimento osseo perché favorisce l'assorbimento del
calcio.
Per quanto riguarda i polisaccaridi,
(soprattutto l'amido), essi non sono presenti in misura significativa nel latte
materno; tuttavia, in una alimentazione artificiale vengono consigliati a
partire dal 3º-4º mese di vita e talvolta anche prima, sotto forma di
decotti di riso. È fondamentale, a questo proposito, che la somministrazione di
amidi avvenga in maniera graduale, iniziando con dosi molto basse e aumentandole
in maniera graduale.
FABBISOGNO DI LIPIDI
I lipidi sono elementi
essenziali ed estremamente importanti per l'organismo umano. Essi svolgono
infatti una doppia funzione: sono soprattutto importanti come fonti di energia,
ma anche come vettori di fattori vitaminici liposolubili (vedi il paragrafo
riguardante le vitamine liposolubili).
La
quantità totale di lipidi nella dieta del bambino non può scendere
al di sotto di un dato livello, poiché in caso contrario si verifica un
peggioramento complessivo delle condizioni di crescita. Almeno il 20% delle
calorie totali della dieta deve essere fornito dai grassi alimentari; una
diminuzione di tale apporto comporta uno squilibrio nella dieta, caratterizzato
da un consumo eccessivo di proteine e carboidrati. Questo provoca aumento di
peso (dovuto all'eccesso di zuccheri) e accumulo di scorie azotate (causato
dall'eccessivo consumo di proteine).
L'ALIMENTAZIONE DELL'ADULTO
La dieta normale dell'individuo
adulto deve assicurare un apporto adeguato di princípi nutritivi per
consentire il mantenimento del benessere generale dell'organismo. Una dieta
variata è preferibile a un'alimentazione uniforme e monotona;
soddisfacendo maggiormente il palato (alimentarsi è anche un piacere,
oltre che una necessità primaria dell'organismo), funzionano meglio anche
digestione e metabolismo. Una dieta corretta deve comprendere tutti i fattori
nutritivi necessari all'organismo.
Riportiamo qui
alcune indicazioni generali riguardanti i principali
alimenti.
LATTE E LATTICINI
Sono da considerare un fattore
importante nella dieta dell'adulto, e non solo di quella infantile, dal momento
che forniscono proteine di alto valore biologico (caseina, lattalbumina ed
altre), fornendo anche una grande quantità di vitamine liposolubili e
idrosolubili nonché di sali minerali di calcio. La grandissima
varietà di prodotti di lavorazione del latte (panna, burro, yogurt,
formaggi freschi e stagionati) offre, in più, un'occasione per rendere
variata e appetitosa la dieta.
CARNI
Si tratta della fonte
principale di proteine ad alto valore biologico; il contenuto proteico medio di
una razione di carne è infatti di circa il 20%. Sono anche importanti per
l'apporto di vitamine del gruppo B e di sali di ferro. Particolarmente ricca di
vitamina B1 è la carne di maiale con tutti i suoi derivati (salumi,
prosciutti e insaccati vari). Anche il fegato è un alimento prezioso,
ricco di grandi quantità di ferro e vitamine di tutti i gruppi (A, B1,
B12, PP ecc.). Il fegato fornisce anche una quota proteica analoga a quella
degli altri tipi di carne; una dieta ricca di fegato è molto utile nella
cura delle anemie dovute a carenza di ferro. Anche il pesce fornisce proteine di
alto valore biologico (in misura di poco inferiore alla carne), fornendo
però maggiori quantità di certi sali
minerali.
ORTAGGI, FRUTTA
Si tratta di cibi importanti
non tanto dal punto di vista dell'apporto energetico o proteico (che possono
peraltro essere notevoli in singoli casi), quanto per il contenuto in vitamine e
sali minerali (soprattutto vitamina A, vitamina C e ferro). Si è
già accennato inoltre alla necessità di una quota giornaliera di
scorie indigeribili (cellulosa, pectine), che favoriscono con le fibre in esse
contenute il transito della massa fecale nell'intestino.
CEREALI E LORO PRODOTTI DI LAVORAZIONE
Il pane, la pasta, il riso e
altri derivati di cereali (la polenta ecc.) rappresentano la base
dell'alimentazione mediterranea. Essi hanno il pregio, rispetto alle carni, di
fornire una notevole quantità di calorie, di essere facilmente digeribili
e assimilabili, e di avere un costo contenuto. Si tratta di alimenti
essenzialmente energetici, anche se alcuni cereali sono ricchi di proteine di
buon valore biologico. Sono necessari, in una dieta equilibrata, ma devono
essere affiancati da sufficienti quantità di altri
alimenti.
ALTRI
ALIMENTI
Per quanto riguarda i grassi, gli
orientamenti dietetici attuali danno la preferenza a quelli di origine vegetale
rispetto a quelli di origine animale. Il consumo di tali alimenti deve
assicurare il necessario apporto di vitamine liposolubili, ma senza eccedere,
per evitare danni all'apparato
cardio-circolatorio.
I dolciumi e tutti gli
alimenti ad alto contenuto zuccherino vanno consumati con moderazione,
poiché, pur essendo molto ricchi di calorie, apportano pochi fattori
nutritivi essenziali. In particolare occorre evitare di mangiare solo dolci!
Infatti una dieta troppo ricca di zuccheri predispone al diabete mellito, una
grave malattia cronica che si manifesta nell'età adulta.
ALIMENTAZIONE E IGIENE DENTARIA
È ormai ampiamente provato che
il quantitativo di fluoro contenuto nella dieta di ogni giorno è un
fattore importantissimo nel determinare o meno una malattia dentaria molto
diffusa: la carie. Le popolazioni che usano per l'alimentazione acqua che
contenga almeno una parte su un milione di sali di fluoro presentano una
diffusione della carie dentaria inferiore (fino al 50% in meno) rispetto a
popolazioni che consumano acqua a basso tenore di fluoro. Una importante misura
preventiva consiste quindi nell'arricchimento dell'acqua potabile con fluoro o
nella diffusione dell'abitudine di somministrare ai bambini piccole compresse al
fluoro tutti i giorni (facendo attenzione a non superare le dosi strettamente
necessarie).
Inoltre lo sviluppo di denti sani e
resistenti alla carie necessita anche di apporti adeguati di calcio, fosforo e
vitamina D nella dieta quotidiana.
Anche molte
abitudini alimentari sbagliate determinano lo sviluppo della carie. Infatti la
proliferazione di alcuni batteri dovuta ai residui alimentari intacca la patina
di rivestimento dei denti, la cosiddetta placca dentaria. Se fra i costituenti
della placca sono presenti zuccheri in notevoli quantità (in particolare
il saccarosio) lo sviluppo di questi batteri è notevolmente facilitato.
Particolarmente pericolosi sono quindi gli alimenti zuccherini (dolciumi),
soprattutto quelli che aderiscono ai denti (caramelle, cioccolato ecc.). Non si
tratta di abolire l'uso di questi cibi che vengono consumati proprio nel periodo
più critico per la formazione della carie (l'infanzia e l'adolescenza),
quanto di sensibilizzare i bambini e i genitori con una adeguata educazione
sanitaria a praticare una accurata igiene della bocca. È importante evitare di
mangiare cibi a base di zuccheri la sera, prima di andare a letto. Infatti i
residui di questi alimenti aderiscono ai denti per tutta la notte accelerando i
processi di formazione della carie.
IL LATTE
Il latte è l'alimento
destinato alla nutrizione dei piccoli di mammifero; esso viene prodotto da
speciali ghiandole, le ghiandole mammarie, presenti nel corpo della femmina e
attive subito dopo il parto e fino al periodo dello svezzamento. Anche se la
credenza comune che il latte sia un alimento «completo» non è
del tutto esatta, tuttavia esso è senz'altro il cibo che è
più vicino ad esserlo. Ma che cosa è il latte? Esso è
un'emulsione di grassi (circa il 3,5%) in acqua (80-90%), contenente proteine
(3,20%), zuccheri, vitamine e sali minerali. Il latte prodotto da animali
diversi ha composizione diversa. Per esempio, il latte di vacca è diverso
da quello di capra, come da quello di pecora o di donna. Il latte manca di ferro
(per questo motivo non è consigliabile alimentare i bambini di età
superiore ai 3-4 mesi con solo latte, ma è bene variare la loro
dieta).
Generalmente, quando si parla di latte, ci
si riferisce in particolare a quello di vacca, che ha una grande importanza
commerciale. Dopo la mungitura, il latte viene portato alle centrali, dove viene
pesato e controllato per quanto riguarda la qualità ed il contenuto di
grassi, che ne influenza il sapore ed il valore energetico. Per essere
appropriatamente conservato, il latte viene pastorizzato. La pastorizzazione
è un trattamento inventato da Luigi Pasteur per l'industria del vino e
successivamente esteso anche a quella del latte e di altre bevande. Il latte
viene portato per 30 minuti alla temperatura di 63ºC oppure per pochi
minuti alla temperatura di 80º. In questo modo si distruggono praticamente
tutti i batteri in esso contenuti. Successivamente il latte viene conservato in
frigorifero. Un altro trattamento al quale viene generalmente sottoposto il
latte, è l'omogeneizzazione: essa serve a ridurre le particelle di grasso
a dimensioni inferiori a quelle originali ed omogenee fra loro, in modo che
l'emulsione (cioè il latte) sia più stabile. Il latte può
essere consumato come tale o essere usato in molte preparazioni (ad esempio nei
dolci); esso viene anche usato per la preparazione dei suoi derivati, detti
anche latticini, quali ad esempio lo yogurt, la panna, il burro ed il
formaggio.
I LATTICINI
I latticini o derivati del
latte rappresentano una vasta gamma di prodotti alimentari; fra essi ricordiamo:
lo yogurt, ottenuto per fermentazione ad opera di bacilli del genere
Lactobacterium; la panna, usata come tale per la preparazione di dolci e gelati,
oppure utilizzata industrialmente per la produzione del burro. Il burro deve
contenere almeno l'82% di grassi e non più del 16% di acqua; esso viene
ottenuto dal latte di vacca separando la panna mediante centrifugazione; essa
viene poi pastorizzata (vedere box sul latte) ed immessa nelle zangole, grosse
botti nelle quali viene agitata, in modo che le particelle grasse si uniscano
fra loro separandosi dalla frazione liquida che è chiamata latticello.
Questo processo si chiama burrificazione; la pasta che se ne ricava viene poi
ancora lavorata, lavata ed infine le si dà la forma desiderata e la si
confeziona. A volte essa viene anche salata. Il burro è un alimento
importante usato soprattutto per il condimento delle vivande. È altamente
energetico e contiene vitamine liposolubili; dovrebbe essere consumato con
moderazione e possibilmente crudo, in quanto la cottura lo rende di difficile
digestione.
Una gamma di importanti prodotti
derivati del latte è rappresentata dai formaggi. Essi si suddividono in
formaggi grassi (contenuto di grassi superiore al 40%), semigrassi (dal 25 al
40%) e magri (contenuto in grassi inferiore al 25%). Il quartirolo è un
esempio di formaggio magro, mentre l'asiago ed il parmigiano sono esempi di
formaggi semigrassi. I formaggi grassi possono essere a pasta dura o a pasta
molle; quelli duri a loro volta comprendono, a seconda del tipo di lavorazione,
i formaggi cotti (pecorino) e quelli semicotti (fontina, caciocavallo,
provolone); i formaggi molli possono essere freschi (mozzarella, mascarpone) o
stagionati (crescenza, gorgonzola, taleggio).
I
formaggi contengono acqua, proteine, sali minerali e, come abbiamo visto, grassi
in quantità variabile.
Essi vengono ottenuti
mediante il processo di caseificazione. Il latte viene fatto riscaldare e
coagulare con l'aggiunta del caglio. Il caglio è un fermento che viene
estratto dallo stomaco di agnelli, capretti o vitelli ancora nutriti con solo
latte. Dalla coagulazione del latte si ottiene la cosiddetta cagliata, che viene
poi sminuzzata per eliminare il siero rimasto e quindi sottoposta a
riscaldamento o cottura, in modo da renderla più consistente. La pasta
ottenuta viene poi modellata in apposite forme (fascere) che vengono pressate e
trattate in vario modo a seconda del tipo di formaggio. Alcuni formaggi vengono
poi fatti stagionare (processo di maturazione) per periodi di tempo fino ad un
anno (parmigiano).